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FRANCESCA

Un sorriso, sempre: la storia di Francesca Frongia

 

Mi chiamo Francesca Frongia e a 19 anni ho affrontato una delle sfide più grandi della mia vita: un linfoma di Hodgkin. Lo racconto oggi con gratitudine, e con la consapevolezza che la ricerca scientifica e il sostegno di AIL Roma sono stati fondamentali nel mio percorso.

 

Tutto è iniziato durante le vacanze di Natale, con un dolore alla schiena e un piccolo nodulo notato per caso. Dopo visite, fisioterapia e giorni di attesa, ho sentito per la prima volta due parole che non dimenticherò mai: “tumore maligno”. Ma io ho scelto di ripartire da un’altra frase: “ci sono alte possibilità di guarigione”.

 

Il 10 aprile ho fatto la mia prima seduta di chemioterapia. Sembra assurdo, ma ero carica, pronta. Quel giorno per me era l’inizio della guarigione. Ho salutato i miei genitori con un sorriso ed ho varcato la soglia del day hospital con la forza di chi ha già scelto di combattere.

 

Ho affrontato 12 sedute. Dalla quinta in poi stavo male, vomitavo spesso, il mio corpo reagiva con fatica. Alla decima bastava l’odore dell’ospedale per farmi stare male. E poi i capelli, che ho tagliato prima che cadessero. Avevo preso una parrucca bellissima, in capelli veri, ma l’ho indossata pochissimo. Mi sentivo più vera con un foulard. Era il mio modo di non nascondermi, di accettare quel momento.

 

Ho scelto di non farmi compatire. L’ho detto subito a tutti: “intorno a me voglio solo sorrisi e voglia di vivere”. Non volevo essere guardata come una ragazza malata, ma come una persona che stava combattendo e andando avanti.

 

In quei mesi ho continuato a studiare, ho dato la maturità, mi sono iscritta all’università. Ho scoperto che anche il pensiero positivo è una cura. E ho scoperto quanto la ricerca scientifica sia preziosa.

Confrontando la mia esperienza con quella di persone che hanno affrontato lo stesso linfoma anni fa, ho capito quanto le terapie siano migliorate, quanto oggi si possa soffrire di meno e guarire meglio.

 

E tutto questo è possibile anche grazie a chi lavora ogni giorno perché nessuno resti indietro. AIL Roma è stata una presenza silenziosa ma costante: nei servizi, nei progetti di assistenza, nel supporto alle pazienti come me. Penso ad esempio al Progetto Vivien, che offre gratuitamente parrucche in capelli veri. Anche se ho scelto di non usarla, sapere che esisteva, che qualcuno ci aveva pensato, ha significato tanto.

 

Oggi sto bene, i capelli ricrescono, la vita riparte. Porto ancora il foulard, ma con fierezza. Perché non mi sono mai arresa. Non mi sono mai disperata.

 

E se c’è una cosa che ho imparato è che la ricerca ti cambia la vita. Migliora le terapie, riduce gli effetti collaterali, restituisce tempo e speranza. E sapere che AIL Roma è al fianco della ricerca significa sapere che, anche nei momenti più duri, non siamo soli.

 

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