TESTIMONIANZE
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TESTIMONIANZE
DAI VOCE ALLA TUA STORIA. È IMPORTANTE. La tua storia ha un valore che non si può misurare. Raccontacela per dare coraggio e speranza a chi pensa di essere solo nella sua battaglia. Insieme siamo più forti. |

TONINO
La storia di Tonino, volontario di AIL Roma dal 1995: dedizione e passione per chi lotta
Mi chiamo Tonino e la mia storia con AIL Roma inizia nel 1995, quando ho conosciuto Anna Verdecchia. Conosco Anna da oltre 40 anni, e il mio impegno con AIL Roma è cominciato in modo spontaneo, dopo aver avuto modo di conoscere più da vicino le sue attività.
Nel 1995, Anna mi ha invitato a partecipare in sala terapia. Quella è stata la mia prima esperienza diretta con i pazienti, ed è stato un momento che mi ha cambiato profondamente. Da allora, sono sempre stato presente in sala terapia, dove il mio ruolo è principalmente quello di supportare i pazienti durante le loro terapie. Ho lavorato fianco a fianco con medici e infermieri, cercando di offrire un po’ di conforto e supporto psicologico a chi stava combattendo la sua battaglia.
Ogni anno, con mia moglie, partecipiamo alle raccolte fondi, come le stelle di Natale e le uova di Pasqua. Ogni anno, il nostro impegno si è fatto sempre più grande, e la nostra presenza è diventata parte integrante dell’associazione. Inizialmente, eravamo presenti a Palazzo dei Congressi per 15 giorni consecutivi, dove raccoglievamo fondi per i progetti e le ricerche di AIL Roma.
Il mio impegno in sala terapia è stato molto significativo, soprattutto per il rapporto che ho costruito con i pazienti. Quando sono arrivato, il sistema era diverso: i pazienti arrivavano senza appuntamento, e il lavoro in sala terapia non era organizzato come oggi. Ora, grazie all’organizzazione migliorata (anche dopo il Covid), i pazienti arrivano con orari più precisi, e i turni sono meglio distribuiti. Tuttavia, quello che non cambia è il legame umano che si crea tra il volontario e il paziente. Ogni volta che vedo un paziente che mi sorride o mi ringrazia per il mio supporto, mi sento ripagato.
Uno dei ricordi che mi è rimasto nel cuore è il legame che ho avuto con Emanuela, una bambina che mi regalò una catenina giallorossa. Anche se poi purtroppo non ce l’ha fatta, quel piccolo gesto di affetto mi ha segnato profondamente. Conservo ancora quella catenina come simbolo di ciò che il volontariato e il supporto reciproco significano.
Nel corso degli anni, ho visto tanti bambini crescere, diventare adulti e avere figli a loro volta. Mi piace pensare che, in qualche modo, ho contribuito al miglioramento della loro vita e alla loro speranza, che a volte è tutto ciò che possiamo dare a chi sta combattendo una malattia.
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