TESTIMONIANZE
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DAI VOCE ALLA TUA STORIA. È IMPORTANTE. La tua storia ha un valore che non si può misurare. Raccontacela per dare coraggio e speranza a chi pensa di essere solo nella sua battaglia. Insieme siamo più forti. |

PAOLO, VOLONTARIO
Una piazza, una famiglia: la storia di Paolo e 30 anni di volontariato con AIL Roma
Mi chiamo Paolo e da quasi trent’anni, due volte l’anno, scendo in piazza per AIL Roma. Tutto è iniziato nel 1995, quando ero all’università. Ho accompagnato un’amica che già faceva volontariato. Non conoscevo bene questo mondo, ma mi ha subito colpito il clima, la passione delle persone e la forza del progetto. E da allora non mi sono più allontanato.
All’inizio ci spostavamo dove serviva: un centro commerciale, una piazza in centro, davanti alla Rinascente. Poi è arrivata la mia piazza: Viale delle Province, davanti alla chiesa di Sant’Ippolito. Una piazza viva, frequentata, ma soprattutto un luogo familiare, dove le persone tornano ogni anno, ci riconoscono, ci aspettano.
Con un gruppo di amici storici, abbiamo costruito una tradizione che va oltre la raccolta fondi. Ci unisce l’amicizia, il desiderio di fare del bene insieme e il piacere di condividere giornate intense ma sempre vissute con entusiasmo. La vendita delle Stelle di Natale e delle Uova di Pasqua è diventata un appuntamento irrinunciabile.
Negli anni si sono aggiunti anche i nostri figli. Quando sono cresciuti, hanno cominciato a darci una mano, prima per gioco, poi con sempre maggiore consapevolezza. Hanno imparato osservando e sono diventati parte attiva. Facevano a gara per vendere più uova e stelle, si contendevano i clienti, vivevano quelle giornate come una sfida divertente e appassionante. E oggi i più grandi gestiscono una seconda postazione, in Piazza Bologna, con gli amici. Per me è bellissimo vederli coinvolti, sentirli parte di qualcosa che abbiamo costruito insieme.
Spero davvero che un giorno possano portare avanti tutto questo da soli. Io sarò felice di restare un passo indietro e vederli prendere il testimone. Questo è, in fondo, il senso di tutto: lasciare qualcosa che resta.
Un grazie speciale va ad Anna Verdecchia, che per me è un faro. È stato l’incontro con lei – e con suo marito – a convincermi a restare. La sua umanità, il suo impegno, il suo amore per quello che fa sono contagiosi. Anna è il cuore di AIL Roma. Sa accogliere, coinvolgere, far sentire ogni volontario parte di qualcosa di importante.
AIL Roma è grande nei progetti, ma piccola nei rapporti. C’è un filo diretto, umano, tra chi lavora, chi coordina e chi dona anche solo un’ora del proprio tempo. È questo che rende speciale questa realtà.
Io continuerò finché potrò. E spero che i miei figli faranno lo stesso. Perché anche pochi giorni all’anno dedicati agli altri possono cambiare tanto. Anche dentro di noi.
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